Totò Cuffaro e (è) la mafia

Toto' CufafroDegli esordi: Calogero Mannino e Angelo Siino

Salvatore Cuffaro, detto Totò vasa vasa per la messe di effusioni che riesce ad elargire nel corso delle sue attività oppure, come risulta da alcune intercettazioni ambientali, dolcemente, “Cioccolatino”, viene politicamente svezzato dal potente leader della D.C. siciliana Calogero Mannino.

A soli 33 anni, nel 1991, il giovane medico Cuffaro, approda all’assemblea Regionale siciliana grazie ad una vasta rete di amicizie e conoscenze: per esempio, grazie ad Angelo Siino, l’allora “ministro dei lavori pubblici” di un altro Totò: Riina. Siino dirà:

Calogero Mannino tramite l’imprenditore Antonino Vita, mi aveva raccomandato Salvatore Cuffaro, che si presentò a casa mia accompagnato da taleSaverio Romano [deputato U.D.C.] » – e ancora – Mi disse “devi farmi arrivare primo degli eletti a Palermo”. Io gli risposi che avevo già un impegno con il candidato di Salvo Lima, Purpura. E non feci molto. L’unica cosa che mi spinse ad aiutarlo fu che si era presentato con Romano, il quale si lamentava che non gli avevo mai dato una lira degli appalti della provincia ». Cuffaro dirà poi dei suoi rapporti con Siino: «Non sapevo che era mafioso».

 

• Della difesa delle persone migliori

Nel 1993, nel corso della trasmissione televisiva Samarcanda-Costanzo Show in cui Claudio Fava, Rita Dalla Chiesa, Giovanni Falcone ed altri discutevano di mafia e delle amicizie mafiose diCalogero Mannino, Cuffaro fa il suo debutto televisivo nazionale, irrompendo furioso dalla platea ed avvertendo che:

…c’e’ in atto una volgare aggressione alla classe dirigente migliore che abbia la Democrazia Cristiana in Sicilia […] l’avete costruita sapientemente perché avete bisogno di delegittimare le persone migliori che abbiamo perché questa Sicilia vada sempre più in fondo […] perché quello di stasera, il giornalismo mafioso che e’ stato fatto stasera, fa più male alla Sicilia di dieci anni di delitti […] le vostre coscienze devono rispondere del danno che avete fatto alla Sicilia e delle cose infamanti che avete detto sulle persone migliori.

 

• Dell’uomo che stava a sentire (con affetto) la gente

L’ascesa politica di Cuffaro continua inarrestabile: nel 1996, anno in cui risulterà il più votato a Palermo chiarisce, in una intervista a Repubblica, uno dei segreti del suo successo:

Clientelismo? Non mi piace questa parola. Io non faccio favori e non prometto posti. Io ascolto la gente. Mi interesso ai suoi problemi. Dicono che abbiamo usato il potere per rastrellare voti. Io sono rimasto in prima fila a parlare con la gente, con gli elettori. No, non mi fraintenda, dottore. Non è che gli risolvessi i problemi, ma almeno li stavo a sentire. Con affetto. Cosa mi chiedono? Di tutto. Come lei vede, la mia porta è sempre aperta. Io ho scritto sui facsimile anche il mio numero di cellulare, così bussano in tanti.

Il pentito Nino Giuffrè, riferendosi alla campagna elettorale del 1996, dichiarerà agli inquirenti:

In quella occasione dovevo intervenire su Cuffaro, che allora era assessore all’agricoltura, per sollecitare il pagamento di contributi a miei amici imprenditori agricoli. Cuffaro era candidato alle elezioni regionali e Provenzanomi bloccò dicendomi di non fare alcuna pressione, perché dovevamo curare, indirettamente, i rapporti con Cuffaro, senza disturbarlo, lasciandolo a suo agio.

• Piccoli omicidi tra amici: di Cuffaro e del suo amico Sprio, mandante degli omicidi Ramirez, Bonsignore e Basile

Alle campagne elettorali di Cuffaro partecipa attivamente anche il suo amico e compaesano, entrambi di Raffadali, Nino Sprio, ex impiegato della Regione siciliana. Sprio verrà poi condannato a tre ergastoli per aver fatto uccidere il 31 ottobre del 1989 l’avvocato Giuseppe Ramirez per un debito non pagato, il 9 maggio 1990 il funzionario dell’assessorato alla Cooperazione Giovanni Bonsignore, reo di aver segnalato le irregolarità commesse da Sprio nell’elargire finanziamenti ad una cooperativa di cui egli stesso faceva parte e il 5 luglio del 1999 Filippo Basile, capo dell’ufficio Personale dell’assessorato regionale Agricoltura e Foreste.

Filippo Basile si era occupato della pratica di licenziamento di Sprio, già sottoposto a diversi procedimenti penali, che attendeva solo la firma dell’assessore all’Agricoltura per divenire esecutiva: ma l’allora assessore all’agricoltura, cioè Cuffaro , che Sprio chiama affettuosamente “il mio figlioccio“, come dirà Ignazio Giliberti uno dei killer assoldati da Sprio per gli omicidi, non ne trova trova il tempo perché, come dichiarerà ai giudici: «in quel periodo si svolgeva una campagna elettorale». Scriveranno i giudici nella sentenza di primo grado di Sprio:

L’assessore [ Cuffaro ] avrebbe dovuto solo firmare la pratica di destituzione di Sprio, ed è veramente molto strano e inquietante che, ammesso che non avesse trovato il tempo per farlo o che nessuno del suo gabinetto gliela avesse sottoposta, questo tempo sia stato trovato il 12 luglio, sette giorni dopo l’uccisione del dottore Basile

• Degli equilibri politici

Invariabilmente assessore all’Agricoltura, qualunque maggioranza di centrodestra o di centrosinistra si alternasse alla Regione, Cuffaro risulta decisivo nella composizione di ogni equilibrio politico ed attira l’attenzione delle alte sfere della politica nazionale: racconta ai pm antimafia il medico-pentito Francesco Campanella (ex presidente del Consiglio comunale di Villabate poi sciolto per infiltrazioni mafiose, ospitato a lungo nella casa romana di Cuffaro ed arrestato per aver fornito i documenti falsi con cui Bernardo Provenzano ha potuto recarsi in Francia per curarsi) che dopo le sue nozze, a cui avevano partecipato come testimoni Cuffaro e Clemente Mastella ed era intervenuto il deputato U.D.C. Saverio Romano, nel 2000 organizzò un incontro a Roma:

Portai Cuffaro da Mastella, che lo ricevette sulle scale, non lo fece neanche entrare a casa. Gli disse: “Cosa vuoi?” e Cuffaro disse: “Sono stato dal Cavaliere, questo ci prende a tutti, vieni con me perché io faccio il presidente della Regione e tu fai il presidente della Camera ». Mastella sgranò gli occhi, mi guardò e mi disse: “Glielo dici tu che è cretino o glielo dico io?”.

 

• Dell’apoteosi: presidente della regione

il papa somministra il corpo di cristo a Totò

il papa somministra
il corpo di cristo a Totò

Nel 2001 Cuffaro diventa presidente della regione con 1.578.178 preferenze.

Dirà il pentito Nino Giuffrè ai magistrati che Bernardo Provenzano, nella campagna elettorale del 2001 per l’elezione del presidente della Regione:

[…] ha fatto appoggiare Salvatore Cuffaro» e ancora: «Sapevamo che il candidato Leoluca Orlando non ce l’avrebbe fatta ad essere eletto e per questo motivo, d’accordo con Provenzano , si è deciso di appoggiare Cuffaro. Parlando durante la campagna elettorale del 2001 con Bernardo Provenzano mi disse che dove si poteva, si doveva intervenire per far arrivare voti a Cuffaro.

• Del concorso esterno in associazione mafiosa: operazione “Ghiaccio”

La mattina del 3 giugno 2001, presso la concessionaria d’automobili Supercar all’imbocco dell’autostrada Palermo-Catania, l’allora assessore alla Salute del Comune di Palermo Mimmo Miceli (uomo di fiducia di Cuffaro), organizza un incontro elettorale in vista delle elezioni regionali. I carabinieri del R.O.S. appostati, vedono entrare, oltre che professionisti ed imprenditori, anche il latitante Francesco Di Fresco, Giovanni Di Lisciando ed altre persone vicine al padrino di Brancaccio Giuseppe Guttadauro, ex primario dell’ospedale civico di Palermo e capomandamento di Brancaccio considerato vicino a Bernardo Provenzano : anche l’abitazione di Miceli, come già quella di Guttadauro nell’ambito dell’inchiesta “Ghiaccio”, viene messa sotto controllo dai carabinieri del R.O.S.

Guttadauro si spenderà per Miceli alle elezioni regionali del 2001; pur non venendo eletto all’ Ars per pochi voti , Miceli diventerà perGuttadauro l’anello di connessione con gli ambienti politici. Tra gli indagati c’è anche l’amico medico mafioso di Guttadauro, Salvatore Aragona già condannato a nove anni per il favoreggiamento di Giovanni Brusca, il mafioso che azionò il telecomando nell’attentato al giudice Falcone . In riferimento alle intercettazioni ambientali effettuate nella casa di Guttadauro i magistrati scrivono:

Il Miceli assecondando specifiche richieste di Guttadauro GiuseppeAragona Salvatore si proponeva come intermediario tra il Guttadauro e l’onorevole Cuffaro al fine del soddisfacimento di interessi e richieste, comprese quelle volte ad influenzare concorsi pubblici per assegnazione di incarichi nella sanità – oltre che – per inserire nelle liste elettorali alcuni candidati decisi dalla mafia

Mentre gli inquirenti ascoltano i compromettenti dialoghi del boss e di Miceli, improvvisamente, il 15 giugno del 2001, Guttadauro scopre le microspie collocate dai Carabinieri presso la sua abitazione di via De Cosmi e le stacca. Secondo una relazione della procura di Palermo, nei giorni in cui Guttadauro stacca le microspie, il maresciallo del R.O.S.che le ha piazzate, Giorgio Riolo, il deputato regionale Cdu ed ex maresciallo dell’ arma Antonio Borzacchelli e Cuffaro hanno avuto tra loro una serie di telefonate che, incrociate con i tabulati telefonici di Miceli, insospettiscono la procura.

Se poi si considera che Borzacchelli e Cuffaro si conoscono dai tempi della prima legislatura D.C. di Cuffaro che anzi quest’ultimo si è prodigato per inserire Borzacchelli nelle liste dell’U.D.C. alle elezioni regionali del 2001 (dirà Francesco Campanella che, Cuffaro, alla vigilia delle elezioni del 2001, gli ha detto « che era sua intenzione fare eleggere Borzacchelli, un carabiniere che riteneva utile per proteggersi da eventuali attività giudiziarie »)  e che anche Cuffaro e Riolo si conoscono (proprio Borzacchelli gli ha fatto conoscere Riolo, rivela lo stesso Cuffaro in un interrogatorio) si comprendono i sospetti degli inquirenti su come Guttadauro possa aver saputo delle microspie.

Aragona ha dichiarato:

 […] il Miceli mi disse che già aveva avvisato il dottore Guttadauro che c’era un’attività di indagine nei suoi confronti, da parte dei R..O.S . dei Carabinieri per due motivi: prima di tutto perché i R.O.S. ritenevano che lui stava, cito le testuali parole scalando rapidamente la scala di comando di Brancaccio; secondo argomento, Matteo Messina Denaro [uno dei capi di Cosa Nostra ] a cui i R.O.S. potevano arrivare grazie alle parentele del fratello, con lui  – e ancora – Mi fece capire, adesso non ricordo se me lo riferì direttamente, che comunque la fonte era la, le stesse persone di prima, cioè l’Onorevole Borzacchelli e l’Onorevole Cuffaro. – e precisa – Ribadisco che allorquando, nel periodo pasquale del 2001, ebbi modo di sostenere con il Cuffaro l’opportunità della candidatura di Miceli , eravamo entrambi a conoscenza delle indagini del R.O.S. sul Guttadauro.

Guttadauro, Aragona e Miceli vengono arrestati il 26 giugno 2003 e Cuffaro riceve così il primo avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa.

• Ancora di Totò, del suo amico Michele Aiello, il re delle cliniche siciliane, di mafia, di microspie e grossi spioni, di sanità e di tariffari segreti: operazione “Talpe in procura”

pdfScarica la memoria dei P.M. dell’antimafia di Palermo su Cuffaro, Aiello, Guttadauro ed i mirabolanti intrecci tra mafia e politica( pdf – 206 KB )

un manifesto elettorale di Totò

un manifesto elettorale di Totò

Questa prima inchiesta si interseca fittamente con un’altra indagine, detta Talpe in Procura, che il 5 novembre del 2003 ha portato all’arresto di Michele Aiello , il “Re delle cliniche siciliane” del maresciallo della DIAGiuseppe Ciuro e del maresciallo delROS Giorgio Riolo. E’ nell’ambito di questa inchiesta che nel febbraio del 2004 Borzacchelli viene arrestato per concussione. Per gli inquirenti, Borzacchelli,

aveva tessuto con lui [ Aiello ] un rapporto in virtù del quale aveva ottenuto denaro (oltre un miliardo di vecchie lire), e la cessione di una villa ed altri cespiti a fronte, fra l’altro, di continue informazioni sull’attività della polizia giudiziaria che poteva riguardare l’imprenditore.

Cuffaro riceve un altro avviso di garanzia per favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio. Riolo e Ciuro , da anni in stretti rapporti con Aiello, in cambio di vantaggi di varia natura, anche economici, forniscono a quest’ultimo informazioni riservate relative alle indagini in corso nei suoi confronti, comprese aggiornate notizie sulle intercettazioni telefoniche approntate dagli inquirenti: per esempio Aiello, che saputo delle intercettazioni telefoniche aveva smesso di utilizzare le utenze controllate,

ricominciava ad usare personalmente una delle utenze della Diagnostica per Immagini non appena veniva revocato il decreto di intercettazione (relazione CC del 4 settembre 2003).

e avevano anche creato, su suggerimento di Ciuro , una “rete riservata” (poi scoperta) di telefoni cellulari che, acquistati sotto altri nomi e usati solo dagli interessati e dai loro più stretti collaboratori senza mai chiamare altre utenze, avrebbe dovuto assicurare comunicazioni “sicure” a prova di intercettazione.

L’ingegnere Aiello, ha iniziato negli anni ottanta costruendo strade interpoderali con la sua Straedil s.r.l.ed espandendosi poi nei campi del materiali per ufficio, servizi, edilizia ecc. Su un ” pizzino ” di Provenzano trovato dagli inquirenti nel 1994, c’era scritto:

Ditta Aiello : deve fare lavoro strada interpoderale a Bubudello. Lago di Pergusa Enna. Ditta Aiello deve fare lavoro strada interpoderale al Bivio Catena Piazza Armerina.

In una lettera diProvenzano rinvenuta nel 2002 e indirizzata all’ex capomandamento di Caccamo, Nino Giuffrè , c’è scritto:

«Senti assiemi, al tuo presente, ti mando 21ml saldo per strade Aiello tuo paese. Dammi conferma che le ricevi».

Dirà Giuffrè agli inquirenti:

«Aiello non direi che è una vittima, perché diciamo che tutto questo fa parte del gioco imprenditoriale, appositamente, che quando si aggiudicano un lavoro e prima di andare a mettere mani in un determinato posto, ci si deve mettere in contatto con Cosa Nostra».

Dal 1996 Aiello entra nel campo della sanità: in quell’anno rileva la Diagnostica per Immagini s.r.l. e la trasforma in una struttura sanitaria all’avanguardia, l’attuale Villa S. Teresa di Bagheria, dotata di un moderno reparto di medicina nucleare. Inizialmente le cose vanno male, come dirà lo stesso Aiello:

Prima del 1999, fino dal 1996, i bilanci della Diagnostica non erano, praticamente, tali da potere andare a compensare quello che erano gli investimenti in termini di attrezzature. Difatti s’era creata per la società una situazione debitoria in banca […] . I costi di gestione erano superiori quasi a quelli che erano i ricavi che si avevano – ma poi la situazione cambia –  […] dal 2000, sì, dal 2000 in poi migliora. Nella pratica ero a terra, cioè ero completamente., dico, però, migliora dal 2000 in poi, con l’apporto della sanità.».

Migliora sicuramente e non di poco, tanto che Aiello diventa il maggior contribuente siciliano dichiarando utili netti per 2.899.446 euro. Secondo gli inquirenti, in assenza di un tariffario regionale, le tariffe per le prestazioni specialistiche effettuate nelle strutture di Aiello e rimborsate poi dalla A.S.L. 6 di Palermo, erano gonfiate anche del 70%. Il tariffario dei rimborsi regionali e l’enorme mole di denaro che sposta, comporta uno scontro tra due poli sanitari privati: quello di Aiello e quello del manager Guido Filosto; se i rimborsi privilegiano interventi sofisticati, intervengono le strutture di Aiello altrimenti, aumentando i rimborsi per le prestazioni più comuni, guadagna di più Filosto; e se la copertura politica di Filosto è assicurata dall’assessore Ettore Cittadini e da Forza Italia, Aiello ha il sostegno di Cuffaro. Scrivono gli inquirenti:

E’ accertato che l’on. Cuffaro conosceva l’Aiello da molti anni e che tra loro intercorrevano rapporti sia personali sia politici in relazione all’attività imprenditoriale dell’Aiello, di indubbio rilievo nella realtà siciliana; l’ Aiello a sua volta sosteneva il movimento politico di cui l’on. Cuffaro è in Sicilia il leader.

Dalle intercettazioni si evince che, il 20 ottobre 2003, Cuffaro tramite Roberto Rotondo, collaboratore di fiducia di Aiello e allora consigliere comunale dell’ UDC a Bagheria, avvisa Aiello delle indagini su Riolo e Ciuro.

Il 31 ottobre 2003, cinque giorni prima dell’arresto di Aiello,Cuffaro gli fornisce nuove informazioni sulle indagini in corso a suo carico: i due si incontrano furtivamente ( Cuffaro semina con un pretesto anche la scorta) a Bagheria, nel negozio di abbigliamentoBertini Uomo . Dirà Aiello, in vari interrogatori:

Quel giorno parlammo del tariffario regionale della sanità che a me interessava per i rimborsi delle prestazioni delle mie strutture, ma discutemmo anche delle indagini in corso» – e che Cuffaro gli ha detto che, nel corso delle indagini a suo carico «erano state messe in evidenza le telefonate tra me, Ciuro e Riolo» – e ancora che Cuffaro – praticamente aveva detto che c’erano delle indagini in corso nei confronti del Riolo e del Ciuro, notizie che aveva ricevuto da Roma, però non mi ha precisato da dove»;

Aiello ritratterà parzialmente queste dichiarazioni nel febbraio del 2006 dichiarando che:

«Con il presidente [Cuffaro] non ho mai parlato di intercettazioni, né di persone indagate. Con lui mi sono limitato a discutere del problema del tariffario che veniva esaminato dall’assessorato regionale alla Sanità e solo alla fine mi ha detto di stare attento a parlare al telefono con Riolo.

Non è stata identificata la “fonte” romana di Cuffaro. In casa di Aiello è stata sequestrata una bozza del tariffario regionale, allora segreto. Secondo le intercettazioni della Procura di Palermo, lo stesso Cuffaro, attraverso un collaboratore di fiducia, invitava Aiello a segnare con un evidenziatore blu le variazioni di prezzo da fare nel suo interesse.

• Di Cuffaro e Berlusconi, dei magistrati che fanno un poco di bizze e della Madonna

Toto' e Silvio

Toto’ e Silvio

Il 10 gennaio 2004, il mese precedente al secondo avviso di garanzia a Cuffaro, gli inquirenti intercettano una telefonata tra l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e Cuffaro; ecco la trascrizione di quanto trapelato:

Berlusconi: «Ho saputo qui. la ragione perché ti telefono. il ministro dell’Interno. [ Pisanu ]».

Cuffaro : «Sì».

Berlusconi: «Mi ha parlato e mi ha detto che tutta la … è sotto controllo … sotto controllo».

Cuffaro: «Va bene. Ma io sono tranquillo, avendo la coscienza a posto. È solo. bisogna solo aspettare».

Berlusconi: «Lo so, ma non basta, non basta».

Cuffaro: «Ci sono i giornali che fanno un poco schifo e qualche magistrato che fa un poco di bizze».

L’allora capo della procura Pietro Grasso ed altri quattro magistrati della Direzione distrettuale antimafia palermitana (Prestipino , Pignatone , De Lucia e Di Matteo)  non avevano ritenuto rilevanti questa ed altre intercettazioni di Cuffaro con Berlusconi ed altri parlamentari, chiedendone al gip l’immediata distruzione e volendo contestare a Cuffaro solo i reati minori di favoreggiamento e rivelazione di segreti, archiviando l’accusa di concorso esterno.

I titolari dell’inchiesta su Cuffaro , Domenico Gozzo e Antonio Ingroia ed il pm Gaetano Paci che ha dato il via all’inchiesta, chiedono invece e ottengono la trasmissione della telefonata e l’ascolto di tutte le intercettazioni comprese quelle non trascritte e propendono per contestare a Cuffaro il concorso esterno in associazione mafiosa: ascoltano, tra quelle non trascritte, una telefonata risalente a metà novembre del 2003 nei giorni successivi all’arresto di Aiello e delle “talpeCiuro e Riolo in cui Berlusconi rassicura Cuffaro di aver saputo che c’è un orientamento a lui favorevole “nell’ufficio che sta procedendo“.

Gozzo e Ingroia scrivono ai colleghi della Procura di non ritenere irrilevanti le intercettazioni, ma senza successo, tanto che il G.I.P. ne ordina la distruzione.

Cuffaro riceve un avviso “solo” per favoreggiamento aggravato e rivelazione di segreto d’ufficio: sollevato da tale risultato,  Cuffaro esclamerà:

«… la mia fiducia nella magistratura e nella Madonna mi permettono di andare avanti».

• Brevi

Nell’aprile del 2005, Campanella dice di aver appreso dal suo avvocato, Giovambattista Bruno, che Cuffaro avrebbe chiesto una tangente di cinque miliardi lire per fare realizzare un centro commerciale a Villabate. Dichiara Campanella:

«Cuffaro dice al mio avvocato che io ero impazzito, che volevo fare da solo una cosa di questo genere. “Se non mi danno almeno cinque miliardi, io questa cosa non la farò mai passare né ora né mai”, disse al mio avvocato”».

Nel maggio del 2005 il G.I.P. di Palermo, in seguito alla richiesta dei pubblici ministeri, decide l’archiviazione dell’inchiesta su Cuffaro per l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione.

Nel gennaio del 2006 i giudici della Corte d’Appello di Palermo accolgono il ricorso presentato dalla pubblica accusa contro l’archiviazione del reato di violazione del segreto d’ufficio nel processo su Cuffaro , per il quale il G.U.P. aveva in precedenza disposto il non luogo a procedere; questo processo verrà, nel maggio dello stesso anno, unificato a quello che vede Cuffaro imputato di favoreggiamento nei confronti della mafia.

Nell’aprile del 2006 il capolista dell’UDC Cuffaro viene eletto, con 243.441 voti, Senatore della XV Legislatura nella circoscrizione Sicilia.

• Grandi elettori

Adnkronos Palermo, 11 aprile 2006

In un locale attiguo alla masseria dove si nascondeva il boss latitante Bernardo Provenzano, sono stati trovati all’interno di un barattolo dei volantini propagandistici per le elezioni politiche dello scorso 9 e 10 aprile. I volantini fanno riferimento al presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro, candidato al Senato per l’Udc, e a Nicolo’ Nicolosi, sindaco di Corleone, e anche lui candidato alle politiche per Patto della Sicilia. I volantini sono stati immortalati da alcuni fotografi e operatori tv entrati nel covo. Il materiale propagandistico si trovava in un locale utilizzato da un pastore e non dal superboss.

• Grandi rieletti

Alle elezioni regionali del maggio 2006 Cuffaro viene rieletto presidente della regione con 1.374.626 voti di preferenza.
Dal suo sito (non più online) Cuffaro ringrazia gli elettori:

A tutti i Siciliani, grazie
Desidero ringraziare di cuore tutti coloro che hanno scelto di votarmi da ogni angolo di questa nostra amata terra di Sicilia.
La scelta elettorale, compiuta nelle regole della libertà e della democrazia, esprime senza equivoci l’approvazione di un’esperienza politica di governo durata cinque anni e la volontà di proseguire nell’opera di innovazione e sviluppo intrapresa. Questo risultato rappresenta per me la forza e l’incoraggiamento più grande, per tenere saldo il timone alla guida del governo, così come una nave che fa vela verso il suo orizzonte[…].

Insieme, sbarriamo il passo a tutte le mafie: da quelle che colpiscono la società siciliana attraverso la criminalità d’ogni tipo, a quelle che usano l’intelletto delle persone per generare la cultura del sospetto e delle congiure[…].

Anche coloro che, probabilmente, non lo hanno votato sono nei suoi pensieri: in una pagina del suo sito. si legge:

AVVISO AI DIFFAMATORI
Chiunque abbia divulgato notizie diffamatorie nei confronti dell’on. Cuffaro a mezzo internet, è diffidato a rimuoverle dal proprio sito web. Ricorrendo infatti gli estremi di reato, i colpevoli saranno perseguiti in via giudiziaria, tanto sul piano penale quanto su quello civile per il risarcimento dei danni.
In tale direzione, la rete internet è sottoposta ad un attento monitoraggio e sono già state avviate le prime denunce, sia nei confronti dei titolari dei domini, sia nei confronti dei rispettivi internet-provider responsabili in solido.
Le somme recuperate saranno integralmente devolute in favore delle famiglie delle vittime di mafia e di altre opere di utilità sociale e caritativa.

 

• Appendice 1: dicono di lui:

Toto' e Rocco

Toto’ e Rocco

Posso sbagliare ma nella mia responsabilità politica ritengo che Cuffaro sia una persona perbene. Pier Ferdinando Casini, 7 febbraio 2006

Difendendo te, noi e io abbiamo difeso la cultura della legalità contro la cultura del sospetto”. Pier Ferdinando Casini, 6 aprile 2006

Caro Totò, sei grande e ti vogliamo bene. Sei una persona perbene che ha detto parole chiare contro la mafia. Lorenzo Cesa, 29 novembre 2005

Desidero confermare ancora una volta all’amico presidente Totò la convinzione mia e di tutti i senatori dell’Udc che più si procede nell’accertamento della verità e più si risalta la sua complessiva innocenza. – Francesco D’Onofrio

 

Cuffaro è persona perbene”. Marco Follini, dicembre 2005

 

• Appendice 2: Concorso esterno in UDC: un cancro nella mafia.

Candidare indagati può significare lanciare un segnale gradito alla mafia o un messaggio di impunità, di una sfida alla giustizia… alle prossime elezioni non candidate indagati –  Procuratore Grasso, 29 gennaio 2006

 

L’esortazione di Grasso ci pare fuori luogo – Lorenzo Cesa, segretario nazionale U.D.C., 29 gennaio 2006.

 

Ecco l’elenco parziale degli esponenti siciliani dell’U.D.C. indagati o condannati dal 2001 ad oggi (maggio 2006).

 

Borzacchelli Antonio: deputato regionale, arrestato nel febbraio 2004 per concussione e associazione mafiosa.

Cintola Salvatore: assessore regionale al bilancio, indagato per concorso in associazione mafiosa.

Costa Davide: deputato regionale e assessore alla presidenza nella giunta Cuffaro, arrestato nel novembre 2005 per concorso esterno in associazione mafiosa.

Dina Nino: presidente dei parlamentari Udc all’Ars, è indagato per mafia.

D’Amico Nino: consigliere alla provincia di Palermo, è sotto processo per turbativa d’asta.

D’Arrigo Leonardo: consigliere comunale a Palermo, è indagato per rivelazione di segreto d’ufficio e abuso d’ufficio aggravato dal favoreggiamento alla mafia.

Fratello Onofrio: deputato regionale UDC accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Gambino Salvatore: sindaco di Roccamena e secondo gli inquirenti “esponente dell’Udc”, arrestato per associazione mafiosa.

Giannone Vincenzo: Presidente del consiglio comunale di Riesi (Cl), arrestato nel novembre 2005 per mafia.

Iacono Sergio: consigliere provinciale di Agrigento. E’stato arrestato in un’inchiesta sulla mafia e gli appalti.

Incadorna Rosario: consigliere comunale a Palma di Montichiaro, è stato arrestato nell’aprile 2005 per associazione a delinquere finalizzata all’estorsione.

Lo Giudice Vincenzo: ex assessore regionale, presidente della commissione Sanità, arrestato per associazione mafiosa.

Miceli Domenico: ex assessore alla sanità al comune di Palermo, arrestato nel 2003 per associazione mafiosa.

Mannino Calogero: leader della DC siciliana e esponente di punta dell’U.D.C.. Deputato dal ’76 al ’92, più volte ministro. L’accusa è di aver stipulato un patto “elettorale” con alcune cosche mafiose e di aver favorito la mafia. Assolto nel 2001, con la formula dubitativa del comma 2 dell’articolo 530. La Procura ricorre in Corte d’Appello dove verranno chiesti 10 anni e l’ex D.C.  viene condannato a 5 anni e 4 mesi , al pagamento delle spese processuali e a quelle per il mantenimento in cella, all’interdizione perpetua dei pubblici uffici, ad un anno di libertà vigilata dopo l’esecuzione della pena detentiva e al risarcimento del danno al comune di Palermo con una provvisionale di 50.000 euro. Nel luglio 2005, le sezioni unite della Corte di Cassazione hanno annullato la sentenza di condanna a cinque anni e quattro mesi di reclusione. Il processo di secondo grado a Mannino, a causa dei gravi errori giudiziari, dovrà essere rifatto davanti a un’altra sezione della Corte di appello di Palermo. Al termine delle elezioni politiche del 2006, viene eletto senatore tra le liste dell’UDC.

Romano Saverio: componente della direzione nazionale dell’U.D.C., indagato per concorso in associazione mafiosa.

Tomasino Gigi: ex capogruppo UDC alla Provincia di Palermo, condannato nel febbraio 2006 a due anni e 6 mesi di reclusione per turbativa d’asta e falso, con l’aggravante di aver avvantaggiato Cosa Nostra.

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