La gestione e la fine della guerra con l’Unione Sovietica

La copertina del fascicolo

La copertina del fascicolo

Abbiamo scovato, in esclusiva per il vostro diletto, un documento segreto redatto in piena guerra fredda (datato 15 novembre 1963) dal Sottocomitato Rete di Valutazione del Consiglio di Sicurezza Nazionale americano: La gestione e la fine della guerra con l’Unione Sovietica. Il documento originale proviene dai National Archives (Record Group 59, Department of State Records, Records of Policy Planning Council, 1963-64, box 280, file “War Aims”) ed è stato portato alla luce dal National Security Archive, un istituto di ricerca indipendente non-governativo che, con sede alla George Washington University, archivia e pubblica documenti declassificati ottenuti attraverso il Freedom of Information Act, una legge americana che assicura il pubblico accesso ai documenti del governo.

pdfScarica il documento completo ( 79 pag. /6.1 MB )

Nelle 79 pagine del documento, diciotto raffinatissime menti, generali, colonnelli e uomini della CIA, ragionano amabilmente sugli scenari potenziali di una guerra contro l’Unione Sovietica. Mentre, però, sui possibili inizi e sugli sviluppi successivi della guerra questi signori si sbizzarriscono con notevole verve e fantasia, i finali, forse perché ogni buon militare si intristisce a veder comparire i primi segni della ruggine o i sottili fili delle ragnatele sulle ogive, sono scontati: testate nucleari per tutti.

Nel primo scenario (pag. 4), i subdoli sovietici, lanciano senza preavviso un attacco nucleare globale contro gli USA e le basi NATO in Europa; gli USA rispondono lanciando i loro missili nucleari sull’URSS, gli stati satelliti e la Cina. L’URSS offre il cessate il fuoco ma gli USA continuano lanciando missili nucleari su città e industrie sovietiche e cinesi, perché, pur sapendo che questa scelta potrebbe aumentare il rischio di distruzione delle città europee, “gli interessi americani richiedono la massima distruzione in Unione Sovietica malgrado i rischi in Europa Occidentale”. Naturalmente, come previsto, i sovietici lanciano un attacco nucleare contro le capitali europee e offrono nuovamente il cessate il fuoco. Gli USA accettano il cessate il fuoco a condizione che i sovietici si ritirino nei loro territori; L’URSS accetta: armistizio, nemici come prima. Vorremmo sbagliarci, ma in uno scenario post-atomico come quello prospettato sopra, gli unici esseri viventi rimasti sarebbero, forse, gli scarafaggi; ma le ultime raccomandazioni che i nostri fanno è di “riorganizzare velocemente le forze residue” in quanto “questo porterebbe gli USA in una posizione migliore per ricominciare la guerra qualora i sovietici non stessero più ai patti.”

Nel secondo scenario (pag. 14) l’URSS prepara un massiccio attacco nucleare contro gli americani ma alcuni ufficiali sovietici, in preda a profonde crisi di coscienza, avvertono gli USA dell’attacco. Gli americani tentano inutilmente di dissuadere i leader sovietici dall’attacco, allertando nel contempo le truppe. Visto l’andazzo delle cose, gli USA sono poi costretti a lanciare un attacco preventivo contro l’URSS. I sovietici rispondono a loro volta, con un attacco nucleare contro gli USA e le basi militari in Europa Occidentale e sono ancora colpiti da un nuovo attacco americano contro le città e le industrie sovietiche. Questa volta gli USA, avendo avuto il vantaggio tattico del primo attacco, intravedono la possibilità di poter dissolvere l’impero sovietico ed il suo governo ma l’URSS continua la guerra offrendo alla fine il cessate il fuoco. Gli USA fanno sapere che accettano il cessate il fuoco ma senza ritirare le truppe e con la pretesa di un cambio di governo a Mosca. I sovietici accettano la tregua mantenendo anch’essi le forze in campo: tregua. Vorremmo sbagliarci, ma il concetto di attacco preventivo non ci è nuovo: forse alcuni dei redattori di questo documento hanno accertato, più di recente, la presenza di armi di distruzioni di massa in Iraq?

Negli altri due scenari di guerra il copione cambia: questa volta la guerra inizia come una semplice scaramuccia condotta con ben poco eccitanti armi convenzionali ma poi, per fortuna, l’escalation nucleare allontana ogni possibilità di noia.

Particolarmente gustoso il terzo scenario (lo troverete interamente tradotto nella parte finale dell’articolo – pag. 21: “La guerra in Europa”) che vede protagonista nientemeno che l’Italia ed il terribile PCI, il partito comunista italiano: l’infido e potente PCI si è infiltrato come un cancro nell’esercito e nelle istituzioni, ha organizzato un esercito paramilitare nel nord Italia, ha organizzato scioperi a ripetizione ed ha preso il controllo di Milano, Venezia e Genova proclamando, l’uno maggio, la “Repubblica Popolare Italiana”. Seguono altri mirabolanti eventi: lo sbarco della Sesta Flotta americana a Napoli, la dichiarazione di guerra italiana all’Ungheria ed il solito gran finale coi botti (atomici). Vorremmo sbagliarci, ma il concetto di “comunisti infiltrati ovunque” non ci è nuovo: forse alcuni dei redattori di questo documento hanno ricoperto, più di recente e sotto altro nome, la carica di Presidente del Consiglio in Italia?

 

Nagasaki: il punto d'impatto prima e dopo la bomba; il raggio dei cerchi e' espressso in piedi. (U.S. National Archives, RG 77-MDH)

Nagasaki: il punto d’impatto prima e dopo la bomba;
il raggio dei cerchi e’ espressso in piedi.
(U.S. National Archives, RG 77-MDH)

Nel quarto scenario (pag. 28), che viene supposto accadere contemporaneamente al terzo, questa volta è la Cina che attacca il Vietnam, il Laos e la Thailandia con lo scopo di stabilirvi dei governi comunisti. Gli aggrediti chiedono aiuto agli Stati Uniti che, per intimidire i cinesi, aumentano le unità aeree nella zona. Per ora gli americani escludono l’utilizzo di armi atomiche, anche perché “gli USA non vogliono dare l’impressione che sia sempre facile decidere di usare armi nucleari contro gli orientali” (quindi a Hiroshima e Nagasaki hanno dato l’impressione che fosse facile?). I cinesi attaccano le basi USA nel sud-est asiatico e le navi americane nei mari del sud della Cina.

Gli americani “sono costretti” ad impiegare armi nucleari contro la Cina. In ogni caso, qualunque scenario si prospetti, i nostri amici hanno le idee chiare: “è vitale per gli interessi USA che in tali situazioni vi sia uno stock di armi tale, da poter assicurare la sopravvivenza di una forza sufficiente a distruggere l’Unione Sovietica”. Nelle restanti pagine, si chiariscono gli obiettivi politico-militari della guerra e le azioni da intraprendere per raggiungerli; si immagina l’eventuale resa incondizionata dell’URSS e dei suoi alleati, il suo smantellamento e “decomunistizzazione” ma, forti di una preparazione storica invidiabile, ritengono però dubbia la capitolazione totale dell’URSS dati i precedenti di Napoleone e Hitler.

Vengono poi precisati (pag.42) i nobili scopi che hanno portato la guerra nucleare sul pianeta; scrivono infatti: Noi vogliamo che le condizioni del dopo-guerra siano favorevoli allo sviluppo di una comunità di nazioni libere ed indipendenti chiarendo meglio subito dopo cosa intendono: gli USA potrebbero ricorrere in questo caso estremo ad azioni inimmaginabili per noi adesso. Azioni che oggi considereremmo disfattiste, imperialistiche o persino barbariche, potrebbero essere poi, abbastanza ragionevoli. Per esempio, la distruzione di una nazione allo scopo di tenerla fuori dalle mani nemiche, potrebbe non essere più una cosa non realistica. e ancora:Stabilire il dominio americano nel mondo potrebbe essere uno scopo ragionevole tanto quanto dividercelo con i nostri nemici e senza dimenticare che: Potrebbe essere giustificato un uso esteso di armi chimiche e biologiche nel periodo post-nucleare per garantire l’integrità territoriale degli alleati USA contro ulteriori incursioni comuniste.

Ci conforta sapere che, per fortuna, questo documento appartiene ad un passato lontanissimo ed ormai archiviato: l’evoluzione culturale e sociale del genere umano negli ultimi decenni, ha fatto si che, se oggi un governo o un gruppo di militari concepisse cose del genere, verrebbe immediatamente neutralizzato da una pattuglia di psichiatri e condotto per mano nei parchi a giocare con gli aquiloni o a dare il becchime ai piccioni. Nessun governo oggi potrebbe avere piani di guerra che prevedano l’uso di armi atomiche, nessun governo potrebbe farfugliare di “attacchi preventivi”, nessun governo potrebbe oggi alimentare continuamente la psicosi del “nemico” o potrebbe giustificare “azioni barbariche”, neanche con la scusa di creare “nazioni libere ed indipendenti”. Nessun governo.

Buona giornata.

Ruttar nelle Sagrestie

———– Il terzo scenario: La guerra in Europa ———-

9 agosto 1945: il cielo sopra Nagasaki (U.S. National Archives, RG 77-AEC).

9 agosto 1945: il cielo sopra Nagasaki
(U.S. National Archives, RG 77-AEC).

1. Inizio

Il partito comunista italiano ha guadagnato potere politico sufficiente da far traballare il governo italiano ed ha organizzato un esercito paramilitare nel nord Italia. I comunisti hanno infiltrato i loro uomini a vari livelli nell’esercito e credono di poter sabotare le forze NATO in Italia in modo tale da riuscire ad occupare l’Italia con poca o nessuna lotta.

L’insurrezione comunista

A Marzo inoltrato, il PCI fomenta uno sciopero nazionale che paralizza i trasporti, seguito da altri scioperi nei siti industriali del nord e del centro Italia. Tutto questo conduce a sporadici conflitti civili e, verso la fine di Marzo, i comunisti italiani hanno il pieno controllo di Milano, Venezia e Genova.
Il primo maggio, il PCI si ritira dal Parlamento di Roma e proclama la “Repubblica Popolare Italiana” con governo provvisorio a Milano. Viene immediatamente riconosciuta dall’Unione Sovietica, dai paesi europei del blocco sovietico e dalla Cina comunista.

Gli obiettivi iniziali sovietici

I sovietici supportano l’azione del PCI con l’obbiettivo massimo di stabilire un governo comunista in Italia e quello minimo di forzare l’Italia a uscire dalla NATO e dalla Comunità Europea. Questo ultimo scenario potrebbe spianare la strada al raggiungimento dell’obiettivo massimo.

2. La risposta USA – Punto decisionale 1

Il 2 maggio, il governo italiano chiede aiuto militare agli USA e ai governi dell’Europa Occidentale per sedare la ribellione. Gli USA, in risposta alle richieste italiane di assistenza militare, fanno sbarcare la Sesta Flotta al porto di Napoli e fanno arrivare nei pressi di Roma, per via aerea, truppe dagli USA.

Al nord, le unità aeree italiane e dell’Europa Occidentale, ingaggiano la lotta contro i comunisti. Un certo numero di queste battaglie aeree sono combattute da “volontari” partiti da basi ungheresi, la qual cosa comporta la dichiarazione di guerra italiana contro l’Ungheria.

Obiettivi USA

L’obbiettivo americano è, a questo punto, la sconfitta dei comunisti italiani per porre fine alla minaccia al legittimo governo italiano e lo sfruttamento dei canali diplomatici per denunciare l’aggressivo supporto dell’Unione Sovietica alla sollevazione comunista in Italia.

3. La risposta sovietica – Punto decisionale 1

L’intervento degli Stati Uniti e dei governi dell’Europa Occidentale e la dichiarazione di guerra italiana all’Ungheria, fa credere ai leader sovietici che la rivolta potrebbe essere destinata al fallimento. D’altra parte sulla base dell'”inseguimento a caldo”, aerei americani e italiani hanno attaccato basi ungheresi, distrutto veicoli sovietici e causato vittime, allargando così la guerra più di quanto volessero i sovietici stessi. L’apparente fallimento di questa azione comunista ha come risultato l’aumento delle agitazioni nei paesi satelliti che culminano con lo scoppio di una rivolta in Ungheria. Decidendo che la cosa migliore sia alzare la posta in gioco per superare le loro attuali difficoltà, i sovietici, il 15 giugno, lanciano un attacco convenzionale contro le forze NATO in Germania.
Partendo da una condizione di grande allerta militare, l’URSS concentra la maggior parte degli attacchi convenzionali contro la Germania Ovest impiegando unità aeree e terrestri per impadronirsi del corridoio baltico e dello stretto turco.
Gli obiettivi sovietici

L’obiettivo politico e militare primario dei sovietici è divenuto adesso il conseguimento di una rapida occupazione della Germania Ovest e la distruzione delle forze NATO ivi presenti. In aggiunta, contano di continuare a supportare il tentativo dei comunisti italiani di formare un nuovo governo

4. La risposta USA – Punto decisionale 2

Le forze NATO erano state allertate dall’inizio dei combattimenti in Italia, ma i sovietici, usando bombardamenti a bassa intensità, hanno acquisito un vantaggio tattico. Le forze NATO sono costrette ad indietreggiare, sebbene lentamente, pur riuscendo temporaneamente ad arrestare l’avanzata sovietica nei pressi del fiume Reno. Poiché non sembra essere possibile mutare le sorti della battaglia solamente con armi convenzionali e poiché L’URSS non sembra essere intenzionata a porre fine al conflitto in Europa, gli USA, in accordo con la NATO, optano per l’escalation nucleare, iniziando ad usare armi nucleari tattiche in battaglia e contro bersagli negli stati satelliti. Questo attacco del 17 giugno, viene accompagnato da una dichiarazione del Presidente che delinea le condizioni per il cessate il fuoco e gli obiettivi degli alleati nei successivi negoziati per l’armistizio.

Gli obiettivi USA

La decisione del Presidente di autorizzare l’uso di armi nucleari tattiche scaturisce dalla convinzione che non solo questo possa cambiare la situazione militare locale ma possa anche esercitare una forte pressione sui sovietici per porre fine alla guerra. L’obiettivo dichiarato degli alleati è ora divenuto il completo ritiro dei sovietici all’interno dei territori dell’URSS. Questo renderebbe possibile formare dei governi liberamente eletti nei paesi satelliti. Per ridurre il rischio di fraintendimenti da parte dei sovietici, il Presidente spiega questi obiettivi rivolgendosi agli europei con tutti i mezzi di comunicazione. La proposta di armistizio deve cercare chiaramente di limitare gli obiettivi NATO al solo scopo di permettere alle genti dell’Europa dell’Est di scegliere, evitando ogni minaccia esplicita all’URSS. Si è già detto che in questo modo i sovietici non dovrebbero sentirsi messi con le spalle al muro e potrebbero anche accettare le proposte piuttosto che ricorrere all’uso di armi nucleari.

5. La risposta sovietica – Punto decisionale 2

I sovietici rispondono all’attacco nucleare tattico della NATO il pomeriggio dello stesso giorno (17 giugno) con un attacco nucleare contro le basi militari NATO condotto con MRBM (Medium Range Ballistic Missiles N.d.T.), IRBM (Intermediate Range Ballistic Missiles N.d.T.) e bombe a medio raggio.

Gli obiettivi sovietici

Gli obiettivi sovietici consistono ora nel tentare di stabilire una situazione più favorevole con cui arrivare ai negoziati. L’attacco sovietico è seguito dall’offerta di negoziare il cessate il fuoco. La nota contiene la velata minaccia di distruggere l’Europa città per città.

6. La risposta USA – Punto decisionale 3

La situazione I sovietici, affidandosi al loro sistema di missili e bombe, portano ad un’escalation della guerra sia in termini dei propri confini geografici sia in termini di intensità. L’uso continuo dei loro sistemi militari, possono seriamente mettere a rischio le posizioni militari della NATO. Gli USA debbono così affrontare una decisione critica.

Possibile corso delle azioni

1. Lanciare un attacco di tipo ICBM per distruggere le MRBM sovietiche e le basi con bombe a medio raggio.

2. Come al punto 1, ma usando i missili Polaris.

3. Come al punto 1, ma usando i cacciabombardieri.

4. Come al punto 1, ma usando le forze MRBM (se disponibili).

5. Inviare un ultimatum minacciando di distruggere un numero limitato di bersagli militari in Unione Sovietica, fino a quando non cesseranno le ostilità.

6. Non rispondere e permettere la continuazione dell’inviolabilità sovietica.

Se si dovessero attaccare le basi sovietiche, ci sarebbe il rischio che la loro risposta possa essere un attacco contro il CONUS (CONtinental United States, i territori degli Stati Uniti incluse le acque territoriali tra il Canada ed il Messico N.d.T.). Questo rischio crescerebbe considerevolmente se si portasse l’attacco con armi basate sul CONUS. Se non venissero attaccati, i sovietici sarebbero incoraggiati a credere che gli USA hanno così paura di un attacco contro il CONUS, da poter continuare la finzione della loro inviolabilità e, di conseguenza, da poter continuare impunemente ad usare i sistemi militare sovietici contro le forze NATO.

Si assume che il Presidente opti per l’eventualità 5. Si decide che la possibilità di fare pressioni sui sovietici per porre fine alla guerra sotto la minaccia di un attacco USA nei loro territori, possa essere un deterrente maggiore che il vantaggio militare ottenibile dal tentativo di distruggere le loro basi di bombe a medio raggio e quelle IR/MRBM.

Gli USA e la NATO inviano un ultimatum all’Unione Sovietica la sera del 17 giugno chiedendo la cessazione degli attacchi aerei e missilistici dall’URSS. L’ultimatum viene accompagnato dalla minaccia di distruggere 6 obiettivi militari in Unione Sovietica se non dovessero cessare gli attacchi sovietici.

Gli obiettivi USA

Gli obiettivi degli USA e della NATO rimangono gli stessi di prima. Lo scopo dell’ultimatum è quello di chiarire ai sovietici che l’uso dei sistemi di armi dalle basi all’interno del territorio sovietico fa venir meno il concetto di “inviolabilità” e che la loro azione ha sostanzialmente aumentato la minaccia di una guerra nucleare incontrollata.

7. La risposta sovietica – Punto decisionale 3

I sovietici si astengono da ulteriori attacchi IR/MRBM cercando di sconfiggere la NATO con le forze tattiche. In ogni caso, il loro tentativo fallisce e i sovietici, il 19 giugno, tornano a portare attacchi nucleari dal territorio sovietico contro l’Europa Occidentale in base ai numerosi capovolgimenti sofferti dalle loro forze di terra.

Gli obiettivi sovietici

Gli obiettivi globali sovietici rimangono quelli visti prima. Comunque, la leadership sovietica ha deciso di accettare l’attacco americano a 6 obiettivi, rispondendo con un contrattacco sui siti BMEWS (Ballistic Missile Early Warning System N.d.T.), nella convinzione che l’evidenza della loro propensione di allargare il campo di battaglia, possa far si che gli USA chiudano velocemente la guerra, accettando un obiettivo meno pesante della fine definitiva dell’influenza sovietica nell’Europa dell’Est.

8. La risposta USA – Punto decisionale 4

Il 19 giugno, come ritorsione per la ripresa degli attacchi nucleari sovietici da basi all’interno dell’URSS, gli USA eseguono gli attacchi sui sei obiettivi militari sovietici.

9. La risposta sovietica – Punto decisionale 5

Lo stesso giorno, il 19 giugno, l’URSS dichiara di non accettare i termini americani, sebbene sia pronta a dichiarare la fine delle ostilità. Ogni attacco all’Unione Sovietica verrà ripagato allo stesso modo. Dopodiché i sovietici attaccano i siti BMEWS per ritorsione.

10. La risposta USA – Punto decisionale 6

Convinti ora che la guerra non possa essere fermata in modo soddisfacente eccetto che con un conflitto nucleare su larga scala, gli USA decidono un contrattacco limitato contro l’Unione Sovietica. L’attacco viene portato il 20 giugno ponendo grande attenzione nel ridurre i danni alle città ed alle industrie. Vengono evitati attacchi sui centri di controllo governativi di Mosca.

Gli obiettivi USA

L’azione degli USA si prefigge di aumentare la pressione sui leader sovietici affinché accettino il cessate il fuoco basato sul ritiro di tutte le loro forze in Europa all’interno delle frontiere sovietiche e la liberazione degli stati satelliti dal loro dominio.

11. La risposta sovietica – Punto decisionale 6

Sebbene consci di non poter fermare la guerra prima di uno scontro globale, i leader sovietici decidono di seguire la loro già annunciata politica di ribattere colpo per colpo. Le forze strategiche sovietiche, sebbene seriamente danneggiate dal contrattacco USA, compiono il 20 giugno un contrattacco minimo contro bersagli militari USA.

Gli obiettivi sovietici

Alla fine di questo attacco, l’URSS dichiara di volersi ritirare nei territori sovietici e cessare gli attacchi strategici contro gli USA e l’Europa Occidentale. Ad ogni ulteriore attacco sull’Unione Sovietica seguirà un attacco agli USA e alle città dell’Europa Occidentale. L’obiettivo è la fine della guerra sulla base dei termini americani detti prima, ma con un miglioramento della posizione sovietica al tavolo del dopoguerra dovuto al fatto di aver attaccato gli USA e di possedere ancora rilevanti forze strategiche.

12. La risposta USA – Punto decisionale 7

Gli USA decidono di non alimentare ulteriormente la guerra dato che gli attacchi sovietici hanno fatto molto meno danno di quanto, in effetti, avrebbero potuto fare. Viene quindi raggiunto un cessate il fuoco il mattino del 21 giugno.

Gli obiettivi USA

La fine dell’influenza sovietica sull’Europa Occidentale ed Orientale e la distruzione di una parte delle forze strategiche sovietiche, viene giudicato un risultato accettabile della guerra. Ulteriori attacchi sull’Unione Sovietica avrebbero messo a rischio gli USA e le città dell’Europa Occidentale senza la prospettiva di un vantaggio corrispondente.

13. La gestione della guerra – Compiti militari del dopoguerra nucleare

In questa guerra con escalation nucleare NATO, i compiti militari più importanti, a seguito del contrattacco del 20 giugno, sono:

a) Ottenere velocemente accurate informazioni sulle forze nemiche residue e sui loro movimenti.

b) Essere pronti all’immediata esecuzione delle rimanenti direttive SIOP (Single Integrated Operational Plan N.d.T.).

c) Essere pronti ad organizzare missioni di sorveglianza per assicurarsi del rispetto sovietico dei termini del cessate il fuoco.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *