Il credente e la formica

formicheL’ingegnere aeronautico Paul MacCready ha sottolineato come circa 10 mila anni fa, al momento delle nascita dell’agricoltura, quando essa iniziò a crescere e a diffondersi, la popolazione umana più gli animali utilizzati per fini domestici rappresentassero solo una piccolissima parte della biomassa dei vertebrati errestri. Se i marziani fossero sbarcati allora sulla Terra, avrebbero visto che tra le specie viventi sul pianeta ve n’era una tra i vertebrati, moderatamente piccola per dimensioni.

Homo sapiens aveva addomesticato alcuni animali, ma anche sommandoli tutti insieme essi rappresentavano solamente un decimo dell’1 per cento dei vertebrati presenti sul pianeta. Oggi la stessa percentuale è stata calcolata da MacCready al 98 per cento. In effetti la maggior parte di questa percentuale di biomassa è data dal bestiame. Ciò non toglie tuttavia che l’uomo, in soli diecimila anni, abbia letteralmente stravolto il globo. Si tratta di un fatto biologico evidente, che necessita di una spiegazione. MacCready racconta come, in miliardi di anni, su un’unica sfera planetaria, il caso ha dipinto una piccola pellicola di vita complessa, improbabile, meravigliosa e fragile.

Improvvisamente noi esseri umani, una specie arrivata recentemente e non più completamente soggetta ai vincoli degli equilibri naturali, siamo cresciuti molto a livello demografico, in tecnologia e in intelligenza fino a raggiungere una situazione di potere incredibile. Siamo noi ora quelli che dipingono, quelli che hanno in mano il pennello. Abbiamo delle responsabilità e questo fatto andrebbe preso seriamente in considerazione.

Un altro importante fattore biologico è che noi possiamo riflettere su tutte queste cose. Si tratta di un aspetto affascinante che ci riguarda direttamente e io vorrei analizzarlo dal punto di vista dell’evoluzione, sia dal punto di vista storico sia con la possibilità di guardare al futuro.

Un’ingegneria inversa delle religioni

Se gli scienziati marziani arrivassero sulla Terra oggi, una delle evidenze che li colpirebbe maggiormente sarebbe vedere un milione di individui umani riuniti lungo le rive del fiume Gange. Il biologo marziano osserverebbe questo insolito raggruppamento di mammiferi bipedi e si chiederebbe cosa mai possa spiegare quel raduno. Guardando poi in giro per il pianeta noterebbe che ci sono molti altri raduni simili. A Roma in piazza San Pietro, per esempio. Ma cosa porta un così grande numero di mammiferi a radunarsi? Perché così tanti Homo sapiens si radunano, affrontando grandi spese di viaggio, in luoghi creati e mantenuti a loro volta con grandi spese?

Si tratta certamente di un fenomeno biologico stupefacente e davvero esso richiede una spiegazione come la richiedono altri fenomeni stupefacenti quali un termitaio o la barriera corallina. Essendo meraviglie naturali richiedono una interpretazione.

Il biologo marziano si chiederebbe come abbia avuto origine tutto questo, perché avviene e con quale scopo. Come si riproduce e come si riforma ogni volta questo comportamento? Queste sono tutte domande che necessitano una risposta.

Sappiamo già qual è la risposta tradizionale. Queste religioni si sarebbero originale a causa di eventi sovrannaturali che hanno portato alla creazione di grossi gruppi di persone, le quali credono all’evento soprannaturale e sono pronte a fare grossi sacrifici per seguire le norme sociali che ne scaturiscono.

Certo questa è una risposta possibile. Ma ne esistono altre. Io vorrei esplorare meglio il quesito, anche se credo che per ora non si possa dare una risposta. Nonostante ciò, se guardiamo questi fenomeni dal punto di vista evoluzionistico, possiamo almeno perfezionare la domanda. Se ad esempio prendiamo una qualsiasi mucca, non una vacca sacra ma una qualsiasi vacca che non è sacra per me né per molte altre persone, ma che forse è sacra per altri, potremmo domandarci: «Chi ha concepito la vacca o chi 1’ha progettata, per così dire?» Ci sono stati molti individui umani che hanno avuto un grosso ruolo nella riprogettazione della vacca da latte, che hanno lavorato alla selezione delle specie affinchè producesse più latte per noi, in quanto le vacche stanno li per noi: producono latte e prodotti caseari.

Sempre pensando alla vacca è normale immaginarla rappresentata mentre è tenuta da un fattore, è una cosa naturale. Diversamente sarebbe come vedere un uccello senza il nido o un ragno senza la ragnatela. La vacca dipende da chi la cura perché è un animale domestico. Ed è proprio l’addomesticamento che vorrei considerare. Se guardiamo agli antenati delle vacche, vediamo che chi li ha progettati è lo stesso che ha progettato la selezione naturale per 3,5 miliardi di anni. Ma a cosa serviva questo progenitore della vacca? Solo a produrne altri, poiché non facevano nient’altro che riprodursi. Questo era il normale imperativo genetico: farne degli altri. La vacca da latte prima con incoscienza, come disse Darwin, ma poi con scelte deliberate, è stata analizzata e riprogettata per ottimizzarne le parti che servono a noi. Ecco perché esistono le vacche. Hanno chi le cura e chi le possiede. Molte delle loro caratteristiche possono essere spiegate solo sulla base della riprogettazione, in quanto molte delle loro caratteristiche generali sono state riprogettate a nostro uso e consumo.

Cercando di fare un’analogia, veniamo ora alle religioni. Esse sono prodotti progettati in modo brillante e hanno una storia evoluzionistica. Possiamo cercare di ricostruire, procedendo a ritroso, le religioni e il cervello di una persona religiosa. Vorrei fare l’ingegneria inversa delle religioni, per vedere come funzionano e per capire come sono arrivate ad avere le caratteristiche che hanno oggi. Dopo che abbiamo speculato sull’evoluzione del cosmo e sull’evoluzione della vita, vorrei speculare, in quanto filosofo, anche sull’evoluzione delle religioni. Non ho le risposte, ma vorrei perfezionare le domande.

Per questo vorrei ricostruire le religioni andando al contrario, anche se alcuni mi dicono che sia un’idea orribile fare questa ingegneria al contrario delle religioni e molti sono davvero inorriditi solo all’idea che si possa guardare alle religioni con questo occhio freddo e analitico. Al contrario di queste persone io credo che sia molto importante per noi farlo, come società e come specie. In quanto agenti morali per noi è fondamentale cercare di capire questo fenomeno estremamente importante e diffuso. Si tratta di un fenomeno naturale e come tale deve essere studiato e compreso da tutti i punti di vista, perché il nostro futuro dipende dalla capacità di capire perché è organizzato in quel modo.
Se si vuole che le religioni fioriscano si dovrebbe essere interessati a capire come funzionano. Molti di quelli che hanno cercato di migliorare la loro religione l’hanno invece spinta fino all’estinzione. Le buone intenzioni non bastano: dobbiamo capire come le religioni svolgono il compito che svolgono.

Idee per le quali morire

Un altro aspetto che potrebbe stupire un biologo marziano, ma anche voi, è una formica che cerca di arrampicarsi sul filo d’erba e nonostante voi la mandiate via, lei continua a cercare di arrampicarsi, fino a che riesce a raggiungere la punta. Per farlo ha sprecato davvero molte energie. Perché allora la formica si comporta così? Cerca cibo? Un compagno? Casa?
La risposta è che la domanda è sbagliata. Non c’è nessun vantaggio, nessun beneficio. Allora che cosa la spinge a comportarsi in questo modo? Un parassita. Dicrocoelium dendriticum deve entrare nello stomaco di una pecora per riprodursi, prima però passa nel cervello di una formica che incontra per caso e la fa andare fino in cima al filo d’erba così da migliorare le sue probabilità di entrare nello stomaco di una pecora. Quindi il vantaggio e la fatica favoriscono il parassita, non la formica. Come succede in molti altri casi c’è una manipolazione dell’ospite per simbiosi. Il parassita quindi è un dirottatore che infetta il cervello e porta al suicidio 1’ospite per una causa diversa dalla forza genetica e dalla sopravvivenza di quest’ultimo.

Questo tipo di discorso fa paura se ci chiediamo: è successo nulla di simile a noi? Si, forse è successo. La parola islam significa «sottomissione» in arabo. Si sottomette il proprio interesse all’interesse di Allah. Su un manoscritto cristiano di uno spartito musicale del 1540 circa leggiamo: «Semen est verbum Dei; sator autem Christus», ovvero la parola di Dio è un seme e il seminatore è Cristo. In un libro di grande successo di Rich Worren che alcuni anni fa ha venduto 30 milioni di copie, leggiamo che «il cuore del culto sta nella sottomissione». Chi si sottomette obbedisce a Dio anche se non ha senso. La parola di Dio è un seme che viene piantato in una mente e poi in un’altra mente e in un’altra ancora, e così via. La semente si evolve e viene trasportata da mente a mente. Non è esattamente la stessa cosa che dice l’islam, ma anche nella cristianità l’idea di sottomissione ha un posto importante.

Simili idee all’inizio sono un po’ scioccanti, ma vorrei suggerire che questo è il modo sbagliato di guardarle perché in realtà vi è un aspetto positivo in tutto ciò. Queste sono idee per le quali si può morire non solo nell’islam e nella cristianità. Ci sono state molte idee per le quali la gente è stata disposta a morire nella storia della nostra specie. Molti hanno deciso di offrire la loro vita al comunismo, molti di più alla democrazia, alla giustizia o alla libertà.

Io vivo in Massachusetts, lo Stato subito a nord è il New Hampshire e il motto di questo stato è proprio Live free or die, vivi libero o muori. I cittadini del New Hampshire lo trovano un motto fantastico ma così non è per l’alce, che dello Stato è uno dei simboli. L’alce non può concepire questa idea, che va oltre le capacità dell’alce e di quelle di qualsiasi altra specie. Solo noi tra tutte le specie che mai hanno abitato questo pianeta possiamo rinunciare all’imperativo genetico e concepire un’idea per la quale morire. Questo fatto è stupefacente ed è un idea cara a tutti noi.

Disobbedire all’imperativo genetico

Quanti di noi, genitori e nonni, pensano che avere più figli o nipoti del vicino di casa sia la cosa più importante della vita? Pochi, quasi nessuno credo. Essere i più forti dal punto di vista evoluzionistico non è la cosa per noi più importante. Certo ce ne preoccupiamo, ma non è un problema importante come lo è per le altre specie. Nessun altra specie riesce a formulare progetti alternativi di vita, progetti che portano a rinunciare all’imperativo genetico. Noi lo possiamo fare e questo è un fatto biologico che richiede una spiegazione che ci permetta di capire come tutto ciò si sia evoluto, come sia successo che siamo arrivati a vedere il mondo in un modo così diverso, tanto che abbiamo dei fini che vanno contro il nostro summum bonum e che non sono il semplice imperativo genetico.

Come è che siamo così diversi? Non sono dei protozoi che hanno parassitato il nostro cervello, ma sono le idee, le idee che si replicano, che si riproducono. Il concetto è stato suggerito da Richard Dawkins, autore del libro Il gene egoista pubblicato trent’anni fa, nel quale ha introdotto l’idea dei memi, analoghi ai geni. Essi sono quasi come dei virus che replicano le idee. Le leggi della selezione naturale valgono anche qui. Un virus non è propriamente vivo, è una stringa di acido nucleico con la fantastica proprietà di essere capace, quando arriva nel posto giusto, nella cellula giusta, di indurla a fare più copie di se stessa e con essa anche del virus stesso. Le idee fanno la stessa cosa. Non solo viaggiano da una mente in un’altra, ma viaggiano anche all’interno della singola mente perché le rivedete e le risentite, e ogni volta che questo accade se ne fa un’altra copia. Ogni volta che facciamo una prova di un’idea se ne produce un’altra copia.

Hugh Pyper, un teologo, ha detto che se la sopravvivenza del più adatto ha qualche validità come slogan, allora la Bibbia è un ottimo candidato ad essere il più adatto tra i libri. Anche se la Bibbia non è il vostro libro preferito, non si può negare che essa è sicuramente il testo più replicato al mondo. Questo per via delle idee che vi sono contenute.

La cultura umana è uno dei frutti dell’albero della vita. Se guardiamo l’albero della vita possiamo considerare, ad esempio, tre generi che si sono separati in un momento relativamente recente da quando 3,5 miliardi di anni fa la vita è comparsa sulla terra. Prendiamo il genere Coprinus, un fungo, il genere Homo e il genereZea, il mais. Molto diversi, dunque. Noi poi siamo ancora più diversi perché abbiamo la cultura, anche se non siamo l’unica specie a produrre degli artefatti: pensiamo per esempio alle dighe costruite dai castori o alle ragnatele dei ragni o ai nidi degli uccelli. Eppure nell’albero della vita siamo vicinissimi.

Esistono molte ipotesi sull’origine della cultura umana. Steven Pinker, ad esempio, ha sostenuto che essa è nata sotto la spinta di tre forze: il linguaggio, la socialità e la tecnologia. Ovviamente la cultura ha inizio senza che gli individui che ne sono coinvolti ne capiscano l’importanza futura. Così come ciascuno di noi in questo momento non si rende conto che ospita qualcosa come 90 trilioni di simbionti, le nostre stesse cellule sono un esempio di simbiosi. Per fortuna essi stanno nel nostro corpo solo per farsi trasportare e senza alcuni di loro, come alcuni batteri che abitano il nostro intestino, non potremmo nemmeno vivere.

Le idee sono merci non rivali: se ne passo una a qualcuno comunque la mantengo anche nella mia testa. Abbiamo una serie di autostrade per trasmettere queste idee non rivali, per trasmettere le idee agli altri. Ci sono però anche dei parassiti che sfruttano le stesse autostrade per diffondersi. Questi parassiti possono trasmettere delle idee che non migliorano la nostra vita: sono parassiti neutri. Quindi alcuni di questi simbionti sono portatori di idee positive che aumentano il nostro successo in qualche modo, altri sono neutrali, mentre altri ancora sono portatori di idee parassite, che fanno male. Il fatto che esistano idee parassite, quindi, non dovrebbe stupirci, poiché esistono altre norme e altri valori rispetto all’imperativo genetico, ai quali si attribuisce un’importanza maggiore.

Addomesticare i memi di Dio

E ora un indovinello: cosa hanno in comune il linguaggio, le canzoni folk, gli scoiattoli, i topi, i piccioni e una rondine? Sono tutti esseri selvaggi non addomesticati, progettati dall’evoluzione per crescere in sintonia con gli esseri umani. Nessuno li possiede, nessuno li ha progettati. E nonostante ci siano persone che si ergono a difensori delle diverse lingue, esse in realtà non ne hanno bisogno. Possono esistere benissimo da sole, così come fanno gli scoiattoli o gli uccelli. Sono magnificamente progettati dall’evoluzione per vivere in nostra compagnia e per sfruttare alcuni nostri caratteri a loro vantaggio, ma senza essere addomesticati.

Ora pensiamo a quanto è stata furba una pecora a procurarsi un pastore. Nel caso delle pecore, infatti, l’addomesticamento è stato un grosso vantaggio. Pensiamo a quello che hanno guadagnato e ai problemi che hanno risolto, come difendersi dai predatori, cercarsi del cibo eccetera. Tutto ciò che hanno perso è la capacità di accoppiarsi liberamente e in alcuni greggi questo non è nemmeno vero. In cambio hanno avuto un grande successo, basti pensare a quanti capi di pecore esistano. Un altro prezzo che hanno pagato per l’addomesticamento è quello di avere un cervello più piccolo. Gli animali domestici hanno cervelli di dimensioni inferiori perché non hanno bisogno di grandi cervelli avendo già risolto la maggioranza dei loro problemi. E stata una mossa intelligente, ma non è stata l’intelligenza delle pecore a fare tutto ciò. Le pecore sono abbastanza stupide in realtà.

Francis Crick ha detto che l’evoluzione è sempre più furba di quanto noi possiamo esserlo. intendendo che il processo meccanico e senza scopo dell’evoluzione scopre e riscopre tutte le progettazioni più furbe che colpiscono l’immaginazione anche del biologo più astuto. Vorrei ora, alla luce di quanto appena detto, suggerire un’ipotesi, un modo per spiegare la religione. Alcuni memi selvaggi si sono evoluti proprio per replicarsi. Le superstizioni sono state concepite per fare copie delle superstizioni nella mente dell’uomo, si sono fatte addomesticare. Qui sta la differenza fra la formica e il seguace del corano: quest’ultimo è cosciente e trasporta tali idee volontariamente, la formica no.

Le religioni organizzate discendono da religioni folkloristiche popolari che erano una volta selvagge. È la logica che fluisce liberamente nell’evoluzione. La logica delle azioni del parassita della formica è affascinante, ma egli non la può comprendere come non la comprende la formica. I cuculi sono parassiti, depongono le uova nei nidi di altri uccelli quando i proprietari sono assenti. Poi se ne vanno senza tornare mai più. 11 piccolo cuculo, quando schiude, lo fa prima degli altri e butta giù le altre uova dal nido dell’ospite con le quali non è imparentato. Vuole monopolizzare le risorse dei genitori adottivi. Certo non capisce quello che sta facendo e non lo deve capire, può essere innocente e ignorante rispetto a quello che fa.

Noi siamo l’unica specie che riflette e si chiede sempre perché, che cerca la razionalità nelle cose. Quando abbiamo iniziato ad addomesticare i nostri memi di Dio abbiamo trovato in loro un uso, così come lo abbiamo trovato nelle pecore, nei cavalli o nei polli. Tutti questi concetti sono ampiamente spiegati nel mio libro Breaking the Spell: Religion as a Naturai Phenomenon [in uscita in italiano per Cortina Editore].

Gli adattamenti della religione

Se c’è la necessità di trovare la volontà per mantenere una determinata decisione, la religione può facilitare molto perché essa ci aiuta a stare meglio e questo è spesso ciò di cui si ha bisogno. Alcuni ritengono che un’operazione simile alla domesticazione dei memi di Dio sia stata fatta nel passato anche da parte di cartomanti, maghi e stregoni che in qualche modo davano alla gente un placebo che faceva sentire meglio.

Le religioni sono anche un surrogato della polizia. A volte sulle strade vediamo cartelli che ci avvertono di controlli sulla velocità. Una volta ho chiesto a un sindaco di una piccola città del Maine quanto costasse un radar per rilevare la velocità e lui mi ha risposto che non costava molto, circa 5 dollari, il costo del cartello che avverte della sua presenza. Ma di fatto non ci sono radar. Quello che funziona è l’avviso, non serve poi avere davvero il radar: la gente si comporterà come se ci fosse.

Quando cominciamo a studiare le religioni organizzate, si cominciano a scoprire gli adattamenti veri e propri. Adattamenti per le religioni. Che questi siano stati concepiti e progettati da qualcuno non importa, è irrilevante, anche se quasi sicuramente non lo sono stati. Una delle caratteristiche che preferisco e che distingue le religioni popolari da quelle organizzate è che nelle seconde non si da mai la colpa a Dio. Nelle religioni popolari dopo lo tsunami o dopo Katrina alcuni dicevano: non è colpa di Dio, non dobbiamo incolparlo; mentre altri non erano d’accordo e dicevano che invece era stata proprio la sua volontà.

Nelle religioni organizzate il Padre Eterno si prende il merito di tutte le cose buone, ma mai la colpa per quelle cattive. Questo non vale nelle religioni popolari dove Dio è visto come la causa di tutto quello che succede, anche delle cose negative, e a lui si attribuisce la responsabilità. Questo comportamento a senso unico (ringrazia per il bene, ma non colpevolizzare per il male) è un adattamento tipico delle religioni organizzate. Un altra delle caratteristiche che considero cruciali è la sottomissione.

Alcune persone che si sottomettono obbediscono a Dio anche se non ha senso. Si tratta evidentemente di un modo per evitare lo scetticismo e l’incredulità. Non litigate mai con il diavolo perché lui si allena da migliaia di anni. Mi piace perché è un antico tentativo di dirti che, all’interno di una religione, più sei razionale, astuto e geniale più verrai indicato come il diavolo. Meglio non parlare con una persona ragionevole. Idea davvero intelligente, che sicuramente aiuta a perpetuare la religione nel tempo. Quindi si cerca di evitare qualsiasi critica ragionevole.
Infine, l’idea forse più diffusa è che Dio sia un requisito indispensabile della moralità: good without God becomes 0, il bene senza Dio diventa zero. Anche questo è un meme molto intelligente e ora che ve l’ho passato magari anche voi vorrete trasmetterlo in giro. Sappiamo che per molti questa connessione può essere vera, ma si tratta, in generale, di uno dei grandi punti di forza delle religioni.

Le religioni sono evidentemente molto potenti nella vita della gente. Sono state brillantemente progettate e non dobbiamo sottovalutare la magnificenza con la quale sono concepite per fare quello che devono fare.
Se riusciamo a capirne il progetto, possiamo comprendere quello che potremmo o che dovremmo fare per rivederlo e per migliorarlo.

3 commenti a “Il credente e la formica”

  1. silvano ha detto:

    alla ricerca di quando nel senso comune, nel tempo della storia dell’uomo, il cuore ha preso il dominio sul cervello, e ho incontrato questo scritto.
    Conosco Dennett, attraverso:
    llusioni filosofiche sulla coscienza:
    L’idea pericolosa di Darwin

  2. silvano ha detto:

    grazie

    1. Ruttar nelle Sagrestie ha detto:

      Grazie a lei.

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